Quest’anno, la Harvard Business Review ha pubblicato una ricerca di Anita Woolley e Thomas Malone che sembra confermare che, come già sappiamo, c’è una bassa correlazione tra il livello di intelligenza collettiva di un gruppo e il quoziente intellettivo dei suoi singoli membri. Ma non è tutto. Ciò che colpisce è che questo studio, ormai replicato due volte con i medesimi risultati, evidenzia che se il gruppo comprende più donne, il livello di intelligenza collettivo aumenta.
La ricerca è così strutturata: i ricercatori hanno selezionato un campione di 699 soggetti con età variabile dai 18 ai 60 anni e li hanno sottoposti a test di intelligenza standard, dividendoli poi casualmente in gruppi diversi. Ciascun gruppo doveva completare dei compiti e risolvere un problema complesso. Coerentemente con le aspettative, i gruppi i cui membri avevano il QI più alto non hanno ottenuto un punteggio significativamente maggiore in termini di intelligenza collettiva. Sorprendentemente invece, i gruppi che avevano più donne, sì - e la performance è migliorata fino al 40%.
Poiché sono tendenzialmente scettica verso questo tipo di generalizzazioni, sia che riguardino gli uomini sia che riguardino le donne, ho investigato ulteriormente, approdando a un interessante approfondimento, pubblicato dalla stessa prestigiosa rivista.
“Molti fattori che ci aspettavamo che fossero significativi in realtà non lo sono”, spiega Wolley. “Elementi come il livello di soddisfazione, di coesione o di motivazione del gruppo non sono correlati con il grado di intelligenza collettiva. E naturalmente non lo è nemmeno il QI individuale”.
Quali sono allora i fattori significativi? Un elevato numero di donne, pare. Ma non è così semplice.
In sostanza la ricerca mostra che:
- i gruppi dovrebbero comprendere sia uomini che donne, perché diversamente (solo uomini o solo donne) la performance si appiattisce. Tuttavia, se ci sono più donne, la performance è migliore;
- i gruppi che funzionano meglio sono quelli in cui ci si critica l’un l’altro costruttivamente, si mantiene una mentalità aperta e si media di più - e questo è raro quando singoli individui intelligenti finiscono per dominare la conversazione;
- la differenza in buona sostanza la fa il grado di sensibilità sociale, ovvero la presenza nel gruppo di persone con un alto livello di sensibilità sociale, siano esse donne o uomini. Solo che le donne nella nostra cultura sono più allenate a questa dimensione (e infatti tendono a ottenere un punteggio maggiore sulle scale di sensibilità sociale rispetto agli uomini).
Porre la questione in questi termini può essere interessante perché prenderne atto potrebbe portare sia a una rivoluzione nelle organizzazioni aziendali – includere più donne nei gruppi di lavoro -, sia a una maggiore sollecitazione nell’educazione dei bambini alla sensibilità sociale, spesso nella nostra cultura erroneamente associata a una maggiore vulnerabilità.
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