L’Orange Prize (Women’s
prize for fiction – Premio per la narrativa femminile) è un prestigiosissimo
premio letterario inglese assegnato annualmente alla letteratura scritta da
donne. In termini economici si vince una somma pari a £30,000, a cui si
aggiunge una statuetta in bronzo chiamata Bessie, ma soprattutto ciò che si
raggiunge è la visibilità che da 17 anni questo riconoscimento permette di dare
a scrittrici di talento che rischiano di passare in secondo piano in favore dei
più celebrati autori maschi.
Si parte da una rosa
ristretta di candidate, di solito nominate a marzo: possono essere di qualunque
nazionalità, devono aver pubblicato in quell’anno un romanzo in lingua inglese
e, chiaramente, devono essere donne. In passato a vincere sono stati nomi come Téa Obrecht (“L’amante
della tigre” – 2011), Barbara Kingsolver (“The
lacuna” – 2010), Marilynne
Robinson (“Casa”
– 2009), Rose Tremain (“The
road home” - 2008) e molte altre. Si tratta di romanzi spesso più
riconosciuti all’estero che da noi, che purtroppo sottovalutiamo costantemente
le voci femminili della letteratura che non sia chick lit.
Quest’anno il premio
ha un valore particolare, perché è l’ultimo, almeno con questo nome: la compagnia
di telecomunicazioni Orange
che finora lo aveva sponsorizzato infatti ha annunciato che dall’anno prossimo
non se ne curerà più. Il nome commerciale è destinato inevitabilmente a
cambiare quindi, ma non ci è ancora dato sapere come, visto che non è stato
ancora nominato uno sponsor ufficiale che raccoglierà la staffetta della
Orange.
Personalmente ritengo
che la letteratura sia un veicolo importante della voce e della prospettiva
femminile, proprio perché tradizionalmente si percepisce la prospettiva
maschile come universale, perdendo quindi ciò che di diverso e altro può aggiungere
la scrittura delle donne, altrettanto universale e altrettanto specifica dei
quella degli uomini.
Attendo quindi con
grande interesse la vincitrice, ma nel frattempo annoto anche i nomi che ancora
non conosco: ancora per poco.
Vorrei condividere con voi il discorso
tenuto da Joss Whedon nella cerimonia per Equality Now
del 15 maggio del 2006 intitolata 'On the Road to Equality: Honoring Men on the
Front Lines'. Lo so, è passato un po’ di tempo, ma certe cose non invecchiano
mai, e anzi migliorano col tempo perché nel tempo la traccia che lasciano è
ancora più visibile. E poi in questi giorni il successo del suo "The avengers" suggerisce la possibilità di
conoscerne meglio l'autore.
Equality Now è un’organizzazione internazionale
che dal 1992 si occupa della protezione e della promozione dei diritti civili,
politici, economici e sociali delle donne e delle bambine nel mondo. Nel 2006
ha premiato il grandissimo Joss Whedon per il suo coraggioso sostegno dei
diritti delle donne. Joss Whedon è, tra le altre cose, lo straordinario
ideatore del telefilm Buffy l’ammazzavampiri, che attualmente considero
il programma televisivo più femminista che abbia mai visto.
Vale la pena vedere e ascoltare il
video, ma per chi non se la sentisse di affrontarlo sguarnito di “mappa”,
fornisco qui una traduzione, a cominciare dalla presentazione di Meryl
Streep:
Meryl Streep: Le madri sono spesso l’avanguardia delle istituzioni
culturali e della trasformazione e questa sera porgeremo un tributo a Joss
Whedon e ai magnifici personaggi femminili che ha ideato, ma vorremmo anche
porgere un tributo a sua madre, la scomparsa Lee Stearns.
È bello quando i figli danno credito
alle proprie madri per il loro successo. E ho sentito molto su Lee, le cui idee
radicali sulla forza e l’indipendenza e la passione e l’empatia delle donne
hanno ispirato Joss non solo a ideare Buffy l’ammazzavampiri, ma molti
altri forti personaggi femminili in Firefly, Serenity e i suoi
altri lavori.
Lee Sterns ha anche ispirato la
creazione di questa organizzazione, Equality Now, che è stata co-fondata da
Jessica Neuwirth, una delle sue… una delle studentesse del liceo favorite di
Lee. Sarebbe stata molto fiera di voi, Jessica e Joss, per tutto quello che
avete fatto e continuate a fare, e il suo spirito è qui con noi questa sera.
Joss ha anche una base di fan energetica
ed ubiquitaria che ha organizzato raccolte fondi in tutto il Paese per Equality
Now, l’organizzazione di beneficenza preferita del suo super eroe. Perciò è un
mio grande, grande piacere presentarvi la persona speciale a cui rendiamo onore
questa sera, Joss Whedon, l’uomo meraviglioso che ci porterà Wonder Woman. Lo
lodiamo per l’eccellente contributo all’eguaglianza nel cinema e in
televisione. Signore e signori, mister Joss Whedon.
Joss Whedon: Grazie. Io, io non sapevo questa sera che cosa
sarebbe successo. No, sapevo che sarei stato qui, la parte su mia madre, e… e
voglio solo ringraziare Meryl Streep e, e tutti, per, per aver parlato così
eloquentemente di lei.
Stasera sono circondato da persone di
straordinario coraggio, e io una cosa o due sul coraggio la so, perché una
volta ho letto un libro in cui c’era del coraggio. E sembra qualcosa che
richiede un sacco di lavoro, per cui io continuerò semplicemente a scrivere.
Io scrivo. La cosa più coraggiosa che
abbia fatto è una cosa chiamata “Festa della stampa”, che è in effetti una cosa
piuttosto coraggiosa, credetemi, perché vi fanno sempre le stesse domande,
ancora e ancora, e ancora e ancora, e ancora e ancora. Ne ho fatte tipo 48 in
un giorno, di queste interviste, e veramente, non si inventano roba nuova.
Perciò, c’è una specifica domanda che mi è stata rivolta quasi ogni volta che
sono stato intervistato. Così, ho pensato questa sera, brevemente, di
condividere con voi una domanda e alcune delle mie risposte. Perché, quando ti
viene chiesto qualcosa 500 volte, cominci veramente a pensare alla risposta.
Così ora, diventerò un reporter. Sarà magnifica, la trasformazione.
Allora, Joss, io, un reporter, vorrei
sapere, perché scrivi sempre questi forti personaggi femminili?
Penso che sia per via di mia madre. Era
veramente una donna straordinaria, di ispirazione, tosta, cool, sexy,
divertente, e quello è il genere di donna di cui mi sono sempre circondato.
Sono i miei amici, particolarmente mia moglie, che non solo è più intelligente
e più forte di me, ma occasionalmente anche più alta. Ma, solo qualche volta,
più alta. E, penso – torna tutto a mia madre.
Allora,perché scrivi questi forti personaggi femminili?
Per via di mio padre. Mio padre e il mio
patrigno c’entrano molto, perché nelle donne con cui stavano davano soprattutto
valore all’ingegno e alla determinazione. Ed erano fra i rari uomini che
capivano che riconoscere il potere di qualcun altro non diminuisce il tuo.
Quando ho ideato Buffy, volevo creare un’icona femminile, ma volevo anche
essere molto attento a circondarla di uomini che non solo non avessero problemi
con l’idea di una leader donna, ma che fossero in effetti ingaggiati e attratti
dall’idea. Questo mi viene da mio padre e dal mio patrigno – gli uomini che
hanno creato quest’uomo che ha creato quegli uomini, se riuscite a seguire il
discorso.
Allora, perché crei questi, come si
dice, le donne – sono in Europa ora, è molto, è
internazionale – queste --- non so dove però – questi forti
personaggi femminili?
Beh, perché queste storie danno forza
alla gente, e l’ho sentito da parte di molte persone, e l’ho sentito io stesso,
e non sono solo le donne, sono gli uomini, e penso che ci sia qualcosa di
particolare in una protagonista donna che permette a un uomo di identificarsi
con lei e questo apre qualcosa, che potrebbe… un aspetto di se stesso che
potrebbe non essere in grado di esprimere: speranze e desideri… che potrebbe
trovarsi a disagio ad esprimerli attraverso una figura di identificazione
maschile. Perciò credo che veramente sia trasversale per entrambi e penso che
aiuti le persone, sapete, in – in questo modo.
Allora,perché crei questi forti personaggi femminili?
Perché sono un figo.
Ma, questi forti personaggi femminili...
Perché mi state proprio facendo questa
domanda?! Questa è, per dire, l’intervista numero 50 di fila. Come è possibile
che questa sia proprio una domanda? Onestamente, seriamente, perché la state…
perché ve la siete scritta? Perché voi… Perché non chiedete ad altre centinaia
di persone perché non scrivono forti personaggi femminili? Credo che non si
dovrebbe sottolineare quello che sto facendo, men che meno onorarlo, e ci sono
altre persone che lo stano facendo. Ma, seriamente, questa domanda è assurda e
dovete semplicemente smettere.
Allora,perché scrivi questi forti personaggi femminili?
Perché l’eguaglianza non è un concetto.
Non è qualcosa a cui dovremmo aspirare. È una necessità. L’eguaglianza è come
la gravità, ne abbiamo bisogno per stare in piedi su questa terra come uomini e
donne e la misoginia che c’è in ogni cultura non è una parte vera della
condizione umana. È vita che non è bilanciata e questo sbilanciamento sta succhiando
via qualcosa dall’animo di ogni uomo e donna che si vede ad affrontarlo.
Abbiamo bisogno di uguaglianza, come dire… ora.
Allora,perché scrivi questi forti personaggi femminili?
Lunedì 30 aprile 2012 la trasmissione televisiva "L'infedele" ha proposto un momento particolarmente intenso e altrettanto raro nelle nostre televisioni ma, non ci illudiamo, anche nei nostri quotidiani e nei nostri libri.
Si è aperto a un monologo di Lella Costa che altro non è se non una scheggia di una proposta più ampia, ovvero del suo spettacolo teatrale "Ragazze". Siccome non tutti riusciranno ad andare a vederlo a teatro, mi è sembrato importante condividerne almeno il frammento prezioso che ci ha regalato Gad Lerner pochi giorni fa, con l'accompagnamento musicale di Paolo Fresu (tromba e flicorno) e Daniele Di Bonaventura (bandoneon).
Un unico appunto personale.
A un certo punto Lella Costa si sofferma sulla frase, che abbiamo sentito tutte più volte - "L'avete voluta la parità?!". Lei dà una risposta che io non condivido ("Veramente noi volevamo qualcosina in più, noi volevamo sancire la nostra superiorità, solo che l'abbiamo chiamata differenza per quieto vivere").
Ecco, io non credo che le donne siano superiori agli uomini, ma la frase "L'avete voluta la parità?!" mi offende profondamente.
Il motivo è semplice. Ricalca le frasi che si dicono ai bambini, del tipo - "L'hai voluta la bicicletta?!"; richiama una concessione, un regalo che ci fa qualcun altro e che ora dobbiamo imparare, come dei bambini, come delle bambine, a gestire nelle sue conseguenze.
No, io non ho voluto la parità. Io SONO pari. Non è qualcosa che ho voluto, che mi devo meritare, che mi elargite. Io come donna sono pari agli uomini, che lo voglia o no, che lo vogliate o no.
Non è qualcosa che ci avete concesso. Siamo pari. Fatevene una ragione.