Oggi condivido
con voi l'articolo di Repubblica a
proposito della sentenza sulla Legge 194.
"Legge
194 è costituzionale" - La Consulta respinge il ricorso
ROMA - La Corte costituzionale ha oggi dichiarato
manifestamente inammissibile la questione di legittimità costituzionale
dell'articolo 4 della legge n. 194 sull'aborto, sollevata dal Giudice Tutelare
del Tribunale di Spoleto. Una nuova conferma per la norma che dal 1978 consente
e disciplina in Italia l'interruzione volontaria di gravidanza.
La 194 era arrivata di fronte alla Corte 1 in seguito alla richiesta di una ragazza minorenne di Spoleto di ricorrere all'aborto senza informare i suoi genitori. Il giudice aveva ritenuto che la norma violasse, in particolare, gli articoli 2 e 32 della Costituzione, rispettivamente sui diritti inviolabili dell'uomo e sulla tutela alla salute, e citava a sostegno della sua tesi una sentenza della Corte di Giustizia Ue sul tema dell'embrione umano.
La sentenza non è stata preceduta da udienza pubblica: i giudici si sono direttamente riuniti in Camera di Consiglio per discutere, anche perché nessuna parte si era costituita e in questo caso il regolamento della Corte prevede che si possa andare subito a pronunciamento. A difesa della legge in vigore è intervenuto l'avvocato dello Stato, Maria Gabriella Mancia.
Ora bisognerà attendere le motivazioni della sentenza scritte dal giudice Mario Rosario Morelli (lo stesso che nel novembre 2008 disse sì all'interruzione dell'alimentazione per Eluana Englaro). Intanto la sentenza viene già accolta con sollievo da quanti e quante - soprattutto sul web - si erano mobilitati per scongiurare uno snaturamento della legge. La settimana scorsa, infatti, un gruppo di blogger e associazioni femministe aveva lanciato una battaglia a sostegno della norma 2, sotto l'hashtag #Save194. Le stesse che oggi hanno manifestato con striscioni e volantini fuori dal palazzo della Consulta, in attesa della decisione.
Soddisfatti anche Oliviero Diliberto, segretario nazionale del Pdci, Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista, e Livia Turco, del Gruppo Pd alla Camera: "Si dimostra ancora una volta - ha dichiarato la deputata - che l'impianto della legge 194 è inattaccabile perché basata su un giusto equilibrio fra la scelta e la salute della donna e la tutela della vita". A cui si aggiungono anche il governatore della Puglia Nichi Vendola e la deputata democratica Anna Paola Concia.
La sentenza, però, ha trovato anche pareri contrari. Alfredo Mantovano, coordinatore politico dei circoli 'Nuova Italia', ha accusato la Corte di prendere decisioni pilatesche sui temi dettati dell'Ue. "Quella di oggi - ha detto - è stata una occasione persa per la Consulta; per chi ritiene che la vita sia il fondamento del vivere civile è uno sprone in più per proseguire una fondamentale battaglia culturale e di aiuto sociale".
Si fa sempre più difficile quindi il percorso delle sei proposte di legge per un intervento sulla 194, depositate da Luca Volontè, Giampiero D'Alia e Rocco Buttiglione dell'Udc, e da Emerenzio Barbieri e Renato Farina del Pdl. Le modifiche prevederebbero un contributo mensile per le donne che rinunciano ad abortire, una commisione parlamentare sul funzionamento dei consultori, il reato di procurato aborto, la ventesima settimana come limite per proter interrompere la gravidanza e il divieto di ricorrervi nel caso in cui il feto presenti delle patologie curabili. Contro corrente invece la proposta della radicale Farina Coscioni, che chiede invece più libertà per la donna di gestire la gravidanza, dai 14 anni in su, e contraccezione totalmente accessibile per le minorenni".
La 194 era arrivata di fronte alla Corte 1 in seguito alla richiesta di una ragazza minorenne di Spoleto di ricorrere all'aborto senza informare i suoi genitori. Il giudice aveva ritenuto che la norma violasse, in particolare, gli articoli 2 e 32 della Costituzione, rispettivamente sui diritti inviolabili dell'uomo e sulla tutela alla salute, e citava a sostegno della sua tesi una sentenza della Corte di Giustizia Ue sul tema dell'embrione umano.
La sentenza non è stata preceduta da udienza pubblica: i giudici si sono direttamente riuniti in Camera di Consiglio per discutere, anche perché nessuna parte si era costituita e in questo caso il regolamento della Corte prevede che si possa andare subito a pronunciamento. A difesa della legge in vigore è intervenuto l'avvocato dello Stato, Maria Gabriella Mancia.
Ora bisognerà attendere le motivazioni della sentenza scritte dal giudice Mario Rosario Morelli (lo stesso che nel novembre 2008 disse sì all'interruzione dell'alimentazione per Eluana Englaro). Intanto la sentenza viene già accolta con sollievo da quanti e quante - soprattutto sul web - si erano mobilitati per scongiurare uno snaturamento della legge. La settimana scorsa, infatti, un gruppo di blogger e associazioni femministe aveva lanciato una battaglia a sostegno della norma 2, sotto l'hashtag #Save194. Le stesse che oggi hanno manifestato con striscioni e volantini fuori dal palazzo della Consulta, in attesa della decisione.
Soddisfatti anche Oliviero Diliberto, segretario nazionale del Pdci, Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista, e Livia Turco, del Gruppo Pd alla Camera: "Si dimostra ancora una volta - ha dichiarato la deputata - che l'impianto della legge 194 è inattaccabile perché basata su un giusto equilibrio fra la scelta e la salute della donna e la tutela della vita". A cui si aggiungono anche il governatore della Puglia Nichi Vendola e la deputata democratica Anna Paola Concia.
La sentenza, però, ha trovato anche pareri contrari. Alfredo Mantovano, coordinatore politico dei circoli 'Nuova Italia', ha accusato la Corte di prendere decisioni pilatesche sui temi dettati dell'Ue. "Quella di oggi - ha detto - è stata una occasione persa per la Consulta; per chi ritiene che la vita sia il fondamento del vivere civile è uno sprone in più per proseguire una fondamentale battaglia culturale e di aiuto sociale".
Si fa sempre più difficile quindi il percorso delle sei proposte di legge per un intervento sulla 194, depositate da Luca Volontè, Giampiero D'Alia e Rocco Buttiglione dell'Udc, e da Emerenzio Barbieri e Renato Farina del Pdl. Le modifiche prevederebbero un contributo mensile per le donne che rinunciano ad abortire, una commisione parlamentare sul funzionamento dei consultori, il reato di procurato aborto, la ventesima settimana come limite per proter interrompere la gravidanza e il divieto di ricorrervi nel caso in cui il feto presenti delle patologie curabili. Contro corrente invece la proposta della radicale Farina Coscioni, che chiede invece più libertà per la donna di gestire la gravidanza, dai 14 anni in su, e contraccezione totalmente accessibile per le minorenni".
Fonte: Repubblica
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