mercoledì 25 aprile 2012

LIBERAZIONE FEMMINILE



Oggi è la festa della liberazione, e siamo tutti cresciuti conoscendo le storie dei partigiani, leggendo romanzi che raccontavano delle loro gesta, studiandole nei libri di storia, ascoltandole raccontare a volte dal vivo. Sono storie importanti per la nostra identità di italiani.

Come succede regolarmente però, non si fa quasi menzione del ruolo delle donne nella liberazione d’Italia. Dov’erano le donne? Che cosa facevano?

La partigiana Ada Gobetti ha dichiarato: “Nella Resistenza la donna fu presente ovunque: sul campo di battaglia, come sul luogo di lavoro, nel chiuso della prigione come nella piazza o nell’intimità della casa. Non vi fu attività, lotta, organizzazione, collaborazione a cui ella non partecipasse. Come una spola in continuo movimento costruiva e teneva insieme, muovendo instancabile, il tessuto sotterraneo della guerra partigiana”.

Ecco i numeri di questo tessuto sotterraneo:
- Partigiane: 35.000
- Patriote: 20.000
- Gruppi di difesa: 70.000 iscritte
- Arrestate, torturate: 4.653
- Deportate: 2.750
- Commissarie di guerra: 512
- Medaglie d'oro: 16
- Medaglie d'argento: 17
- Fucilate o cadute in combattimento: 2.900

Quest’anno, nel celebrare la liberazione, ricordiamoci anche di loro.

domenica 22 aprile 2012

AUGURI A RITA LEVI MONTALCINI: 103 DI QUESTI GIORNI!


Oggi Rita Levi Montalcini compie 103 anni. Desidero celebrarla perché rappresenta un'altra faccia del femminile italiano: neurologasenatrice, Premio Nobel per la medicina (ottenuto nel 1986), ha fatto scelte controcorrente, rinunciando ad esempio a sposarsi e a diventare madre per dedicarsi al lavoro (scelta che fanno in molte oggi, ma all'epoca decisamente più coraggiosa) e partecipando al Movimento di Liberazione Femminile nella lotta per la regolamentazione dell'aborto.

A "Che tempo che fa", in un episodio girato in occasione della presentazione del libro "La clessidra della vita" di cui vedete il filmato qui sotto, ha dichiarato di essere cresciuta in "un mondo vittoriano, nel quale dominava la figura maschile e la donna aveva poche possibilità", e di averne "risentito, poiché sapevo che le nostre capacità mentali - uomo e donna - son le stesse: abbiamo uguali possibilità e differente approccio".


Il contributo di questa scienziata conferma, se ce ne fosse bisogno, la parità di ricchezza intellettuale uomo-donna, parità spesso soffocata dalla diseguaglianza sociale, che costituisce quindi una perdita non solo per le donne, ma per tutta l'umanità.


giovedì 19 aprile 2012

LA MAFIA E LE DONNE



Il sito Zero violenza sulle donne ha presentato un dossier curato dall'Associazione Romana Antimafie e in particolare dall'Associazione daSud per raccogliere le testimonianze delle donne che dal 1986 a oggi sono state vittime di delitti d'onore della criminalità organizzata. Sono più di 150, ci dice il documento, presentate in ordine cronologico. Il titolo, molto bello, secondo me, è "Sdisonorate - Le mafie uccidono le donne". 

In un agghiacciante ma necessario articolo di Claudia Campese per CTzen dal titolo "Uccidere le donne porta l'equilibrio", si legge che Campania, Calabria e Sicilia sarebbero le regioni in cui questi delitti sono più frequenti: "All'inizio si dice sempre che è stata una questione di donne perché è ancora culturalmente più accettato rispetto a un omicidio di mafia. E, soprattutto, fa meno parlare". 

Anche più grave se si pensa che spesso sono proprio le donne a tramandare il codice mafioso, e questo rende ancora più necessario raccogliere la denuncia di questo coraggioso documento per impostare un lavoro di cultura femminile in tutta Italia. 



mercoledì 11 aprile 2012

SESSO IN PRIMA PAGINA


L’11 agosto 2011 il Science Daily ha riportato la notizia che una recente ricerca sociologica dell’Università di Buffalo ha verificato che negli ultimi decenni la rappresentazione delle donne nei media si è progressivamente sessualizzata, mentre non è avvenuto altrettanto nella rappresentazione degli uomini.
La ricerca, che è uscita già nel numero di settembre 2011 della rivista scientifica Sexuality & Culture, è stata condotta dalle ricercatrici universitarie Erin Hatton e Mary Nell Trautner attraverso l’analisi delle copertine della rivista Rolling Stone dal 1967 al 2009. Le ricercatrici spiegano che hanno optato per Rolling stone per la sua ampia tiratura, stabilizzatasi da decenni come punto di riferimento nella cultura pop,  e perché non affronta specificatamente questioni relative alla sessualità, ma parla di musica, politica, film, TV, attualità, e quindi è una sorta di finestra sul modo in cui maschi e femmine vengono rappresentati nella cultura pop.
Le autrici hanno sviluppato una “scala di sessualizzazione” per analizzare le copertine, in modo da poter attribuire un punteggio che quantificasse la sessualizzazione (se ad esempio l’immagine mostrava labbra socchiuse e mostrava la lingua, se ritraeva persone nude, se utilizzava in linguaggio esplicitamente sessuale, etc.) e hanno identificato tre categorie di immagini: a) prevalentemente non sessualizzate (punteggio 0-4); b) sessualizzate (punteggio 5-10); c) iper-sessualizzate (punteggio 11-23)
Ecco in dettaglio i risultati: negli ultimi 40 anni, le immagini sessualizzate degli uomini sono passate dall’11% al 17% (con un incremento del 55%), con il 2% delle rappresentazioni iper-sessualizzate; le immagini sessualizzate delle donne sono passate dal 44% all’83% (con un incremento dell’89%), con il 61% delle rappresentazioni iper-sessualizzate. Per rendere l’idea graficamente:

Le ricercatrici così commentano i risultati: “Non pensiamo che sia un problema rappresentare le donne in modo sexy. Pensiamo però che sia un problema che quasi tutte le immagini di donne le rappresentino non solo come “donne sexy”, ma come oggetti passivi del piacere sessuale di un altro”.
Le conseguenze negative di questo trend sono molte e profonde, sia per gli uomini che per le donne: “La rappresentazione sessualizzata delle donne legittima ed esacerba la violenza contro donne e bambine, le molestie e gli atteggiamenti misogini di uomini e bambini”, spiegano le autrici nell’articolo del Science Daily: “Immagini del genere portano anche a una maggiore insoddisfazione verso il proprio corpo e/o problematiche alimentari nelle donne, nelle bambine e anche negli uomini; si è visto inoltre che portano a una diminuzione dell’appagamento sessuale sia negli uomini che nelle donne”, concludono.
Però vendono meglio, per cui, chiamatemi cinica o pessimista, ma non mi aspetto che le cose stiano per cambiare, se non in peggio.