lunedì 6 giugno 2011

COL CA**O


Forse dovrei farmi dare una mano da un uomo a scrivere questo post, visto che il mio essere donna potrebbe portarmi all’improvviso e a mia insaputa un incontrollato rigurgito di sentimentalismo. O almeno così pare pensare il premio Nobel per la letteratura VS Naipaul, il quale giovedì 2 giugno 2011 ha dichiarato a The Guardian che non c’è alcuna autrice donna che consideri sua pari, nemmeno Jane Austen.

A onor del vero, la domanda, posta giovedì scorso dal Royal Geographic Society, non era molto più intelligente della risposta, visto che poneva esplicitamente la questione in termini di genere. Ma approfondiamo.
Naipaul ha dichiarato che considera la scrittura femminile “piuttosto diversa”, tanto da essere per lui possibile riconoscere il genere dell’autore entro poche righe, anche senza saperne prima l’identità. In particolare, ha ulteriormente elaborato Naipaul, l’inferiorità delle scrittrici donne è dovuta al loro sentimentalismo e alla loro visione ristretta del mondo. Sic.
Ammetto che questo mi fa abbastanza sorridere, perché una visione ristretta del mondo in fondo è quella che disprezza ciò che è diverso da sé – esattamente ciò che sta facendo Naipaul. Quale visione è più ristretta di quella che esclude il contributo letterario di metà del mondo solo perché non coincide con il proprio stile?
Ancora: essere in grado di distinguere il genere nella voce di un autore non è necessariamente un male: implica che rende pregnante una prospettiva.
Infine, dire che si è capaci di distinguere gli scrittori dalla scrittrici significa dire non solo che si riconoscono le scrittrici, ma anche gli scrittori - i maschi, cioè: se questo è un limite, insomma, perché porta una visione solo parziale, “ristretta”, allora lo stesso limite si pone per la visione maschile, ugualmente riconosciuta da Naipaul.

Ora, potrei fare tantissimi esempi di scrittrici tutt’altro che sentimentali (Mary Gaitskill, Iris Murdoch, Antonya Nelson, Margaret Atwood, solo per citare le prime che mi vengono in mente), e di scrittori che hanno invece una sensibilità anche sentimentale (pensiamo a Raymond Carver, o anche a J. D. Salinger, anche qui solo per fare degli esempi). Il punto è questo: essere più o meno sentimentali non rende un autore più o meno bravo. Scrivere meglio o peggio rende un autore più o meno bravo, indipendentemente da quanto è “sentimentale”.

Che cosa significa poi “sentimentale”? Può significare un atteggiamento troppo languido e sdolcinato, è vero, ma significa anche una scrittura “dotata di una forte sensibilità”, il che non è necessariamente un difetto. In fondo, il suo contrario rischia di essere ‘cinico’ o ‘insensibile’. Non lo direi preferibile.

In conclusione, Naipul è un bravo scrittore, migliore di molti e di molte altre, ma la sua qualità non risiede nei genitali. Purtroppo, dalla sue risposte non si direbbe.

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