Il libro della sociologa e saggista americana Laura Kipnis “The female thing” (“La faccenda femminile”) vuole disegnare una mappa personale e provvisoria di quelle che l'autrice considera le quattro regioni primarie della psiche femminile: invidia, sesso, sporco e vulnerabilità. È uno sguardo critico, provocatorio, spesso irriverente e sempre interessante sull’essere donna.
Parte da una riflessione sul rapporto tra femminilità e l’industria dell’insicurezza, affronta le questioni della prevalenza di un modello adro-centrico di sessualità, la relazione tra piacere sessuale e coerenza narrativa, il rapporto tra fantascienza, pornografia e fantasie di trasformazione dell’altro sesso, la funzione identitaria della maternità, il binomio sporcizia – sessualità, lo spettro dello stupro nell’esperienza femminile e molte altre cose. Offre una prospettiva insolita, che mi ha lasciato molte riflessioni, spesso inaspettate e lontane dalla corrente di pensiero comune, mai auto-indulgenti, mai gratuite o scontate.
L’ultima sezione, dedicata alla vulnerabilità e in particolare alla minaccia reale e percepita della violenza sessuale sulle donne e al ruolo che questa minaccia gioca nell’esperienza femminile, è probabilmente la più provocatoria e interessante, ed è dire molto, considerato che sull’argomento si vede/legge/sente moltissimo.
Un libro da evitare se si cerca solo un elenco di recriminazioni autocompiaciute e vittimistiche. Un libro da leggere se si vuole riflettere sulla “faccenda femminile” seriamente e col sorriso sulle labbra.
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