domenica 21 agosto 2011

HARRY POTTER: LEZIONI DI MAGIA E DI FEMMINISMO

Si è parlato molto della fine della saga cinematografica di Harry Potter. Insolito e interessante è stato il contributo del 16 luglio 2011 di Ms. Magazine, che riflette sulle 7 lezioni sul femminismo e per il femminismo che si possono trarre dall’ultimo episodio della serie cinematografica. Sette lezioni, come sette sono gli Horcrux che contengono i frammenti dell’anima di Lord Voldemort. Eccoli, direttamente tradotti dall’articolo:

1.      Il patriarcato è male. E può essere distrutto
Voldemort rappresenta ciò che c’è di male nel patriarcato, e l’ultimo film lo ritrae più volte come una figura paterna oppressiva. Papà-serpente extraordinaire, aspira ad avere potere sugli altri, e usa quel potere per opprimere. Come il serpente dalle molte teste Hydra [della mitologia greca] a cui spesso si è paragonato il patriarcato, Voldemort ha diviso la propria anima in una matrice sistemica e diffusa che lo rende difficile da sconfiggere. E, come il patriarcato, può essere spodestato. Il che naturalmente è possibile grazie ad altre lezioni femministe.

2.      Il personale è politico
Certo, l’avventura di Harry è in gran parte personale, messa in moto dalla vendetta personale di Voldemort contro di lui, ma diventa subito evidente che in questa battaglia non è in gioco solo Harry, ma l’intero mondo di maghi (e dei babbani). Nell’ultimo film, ci sono diversi momenti in cui le relazioni e le scelte interpersonali hanno eco politiche più ampie. Per esempio, quando Harry insiste nel voler salvare Draco, questa azione altruista ha una serie di ulteriori ripercussioni positive inaspettate.
E quando Harry finalmente decide, di fronte a Ron ed Hermione, di distruggere la bacchetta di sambuco, la bacchetta più potente del mondo, invece di tenerla, ciò che fa è denunciare il potere oppressivo. Questa azione profondamente politica sottolinea un messaggio centrale di tutta la saga: il potere porta alla corruzione. Inoltre, con Ron ed Hermione come testimoni, la sua scelta richiama la dimensione comunitaria del trionfo di Harry: Harry non è più il singolo “ragazzo sopravvissuto”, e il loro trionfo significa che è possibile vivere in un nuovo mondo, un mondo più equo.

3.      Dobbiamo eliminare il “Principio di Puffetta” insieme a Voldemort
Nel suo classico articolo The Smurfette Principle” (il “Principio di Puffetta”), Katha Pollitt evidenziava che nella maggioranza dei media “Il messaggio è chiaro. I maschi sono la norma, le femmine una variazione; i maschi sono centrali, le femmine periferiche; i maschi sono individui, le femmine sono tipi. I maschi definiscono il gruppo, la sua storia e il suo codice di valori. Le femmine esistono solo in relazione ai maschi”.
Ma in “Harry Potter e I doni della morte – II parte”, le ragazze non sono una variazione e non sono specificatamente identificate come ragazze; sono vitali, forti, intelligenti e, a volte, cattive tanto quanto i ragazzi. Come evidenziato nel blog This Girl on Girls, questa scelta è coerente con i libri, in cui l’autrice JKR “non ha cercato di rendere le donne a tutti i costi più forti o superiori agli uomini nel libro, ma ha scritto invece una serie in cui uomini e donne sono uguali – possono essere ugualmente cattivi, ugualmente intelligenti e ugualmente coraggiosi”.
Il questo film, Hermione […] non è “un passeggero che attraversa la vita trascinata da un motore trainante maschile” (come la Pollitt descrive la maggioranza dei giovani personaggi femminili). È lei stessa un motore trainante a tutti gli effetti, un motore che porta con sé Ron e Harry via da Gringott grazie alla sua idea di cavalcare il drago, un motore capace di aiutare Harry in tutti i suoi tentativi di sconfiggere Voldemort. Certo che avrei voluto che fosse stata più presente sullo schermo, ma la fine della saga per fortuna ci regala molti personaggi femminili che sono parecchio lontani da Puffetta.

4.      La matrice del privilegio/potere esita nell’oppressione sistematica e conta sulla partecipazione di tutti
Come scrive Allan Johnson in “Patriarchy, The System”, “nessuno di noi può decidere se partecipare, possiamo decidere solo come partecipare…” al sistema patriarcale. La gabbia del sistema patriarcale limita le nostre azioni e ci crea delle barriere, ma il sistema funziona come se fosse coperto da un mantello dell’invisibilità, e il suo potere deriva da forze che vanno oltre la nostra capacità di vedere e di comprendere. Ne “I doni della morte – II parte”, vediamo ripetutamente che il patriarca cattivo Voldemort per poter prosperare ha bisogno di un esercito di servitori che eseguono i suoi ordini. Allo stesso modo, perché Harry e il suo gruppo possano liberarsi dalla gabbia in cui sono intrappolati, devono ribellarsi in massa. Insieme, coloro che desiderano che il sistema cambi devono sforzarsi di distruggere tutte le sbarre della gabbia.
La distruzione degli ultimi Horcrux offre una lezione potente: se attacchi una singola sbarra, o un singolo Horcrux, la gabbia (o il male) alla fine resistono. Proprio come il femminismo deve lavorare per ottenere l’uguaglianza su tutti i fronti – razza, classe, sesso, età, abilità, etc., allo stesso modo i personaggi di Harry Potter devono lavorare per distruggere tutte le sbarre della gabbia creata da Voldemort. In più, il fatto che una di queste “sbarre” si trovi all’interno di Harry, ci porta alla lezione successiva:

5.      C’è del male dentro ognuno di noi
Così come, volenti o nolenti, tutti partecipiamo al patriarcato, allo stesso modo tutti prendiamo forma attraverso i suoi pilastri di razzismo, sessismo, omofobia, etc. Non è possibile crescere in questa gabbia senza che la merda che c’è sul fondo ci tocchi almeno un po’, per così dire. Nel film, veniamo a sapere che Harry ha dentro di sé un pezzo di Voldemort, e quindi anche il maghetto buono ha degli aspetti cattivi. Per potersene liberare, deve prima di tutto rendersi conto che quel male è parte di lui, proprio come anche noi dobbiamo renderci conto dei nostri bias e dei nostri privilegi per riuscire a dare forza un movimento sociale efficace. Come Harry, dobbiamo riconoscere le nostre debolezze e attingere ai nostri alleati per migliorare e diventare agenti di cambiamento più efficaci.

6. Dobbiamo diversificare i nostri alleati
All’inizio del film, una scena con Griphook, un goblin con i denti appuntiti, ci ricorda che l’aiuto può arrivare dai luoghi più inattesi. Più tardi, è Neville Longbottom che sorprendentemente salva tutti. Sebbene la maggior parte dei movimenti sociali abbia le sue icone, i movimenti sociali stessi non possono sopravvivere né prosperare senza alleati inattesi, e nemmeno senza il supporto di un gruppo multiforme. Harry è l’icona, ma non potrebbe vincere senza alleati come Neville e le masse di sostenitori di Hogwarts. Il trionfo definitivo con cui termina il film non sarebbe stato possibile senza un gruppo multiforme di personaggi, ciascuno dei quali offre i suoi punti di forza e di conoscenza, dalla professoressa McGonagall alla mamma iper-protettiva e iper-sensibile dei Weasley, dal timido diventato poi coraggioso Neville, alla stralunata Luna, fino al gigante e gigantemente indispensabile Hagrid.
E non dimentichiamo Severus Piton, che per la maggior parte della saga sembra un cattivo, ma che nell’ultimo episodio si rivela uno dei principali alleati di Harry. Questo si coglie in particolare nei momenti finali del film, quando il figlio di Harry si preoccupa di essere inserito a Serpeverde ed Harry lo assicura che Severus, di Serpeverde, è una delle persone più coraggiose che abbia mai conosciuto. Il figlio di Harry Potter, chiamato con un nome che omaggia al contempo Albus Silente, Severus Piton ed Harry Potter, rappresenta l’unione delle case rivali di Griffondoro e Serpeverde, dimostrando che coloro che consideriamo nemici, nelle circostanze giuste possono diventare alleati.

7.      Le parole sono importanti
Nella mia citazione preferita del film, Silente dice a Harry: “Le parole sono… la nostra più inesauribile forma di magia”. Ovviamente l’intera saga ha enfatizzato il potere del linguaggio attraverso la sua focalizzazione su potenti incantesimi e magie, ma anche rivelando quanto possano fare la differenza parole condivise e parole taciute. Questo film finale lo esprime molto bene sottolineando l’importanza dell’ascolto. Forse è il più silenzioso degli otto film, e molte delle scene chiave mostrano dialoghi sussurrati. Capiamo che le parole sono una magia che ci lega al passato e che ci permette di costruire un futuro migliore – come ci rivelano potentemente le parole scambiate con Harry attraverso il medium delle lacrime di Piton.

Mentre il mondo catturato nel corso dei sette libri e degli otto film va a concludersi in un trionfo, ricordiamoci che le parole sono davvero magiche e che attraverso le parole e con l’aiuto di alleati diversi e di convinzione politica, possiamo essere chiamati a brandire la nostra bacchetta personale”.

Fonte: Ms. Magazine

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