giovedì 4 agosto 2011

L'ONU CONTRO LA DISCRIMINAZIONE DELLE DONNE ITALIANE

Il 26 luglio 2011 sono uscite le raccomandazioni dell’ONU all’Italia per un’efficace implementazione della Convenzione per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW).
Riporto il documento per intero nella sua versione originale in calce al post. Il blog Campagna Lavori in Corsa – 30 anni CEDAW, che si definisce una “rete attiva per la promozione dell’uguaglianza di genere e la tutela dei diritti delle donne in Italia e a livello internazionale”, ne riassume bene il contenuto. Scrive:
 Secondo le Nazioni Unite, in Italia persistono profondi stereotipi che hanno un impatto schiacciante sul ruolo della donna e sulle responsabilità che essa ha nella società e in famiglia. Complici le dichiarazioni pubbliche dei politici, che non fanno altro che incrementare tale profondo dislivello tra i sessi.
Tali stereotipi pongono le donne in una situazione di svantaggio, incidendo negativamente sulle scelte degli studi e della professione che esse vogliono intraprendere e diminuendo le possibilità di accesso ai “piani alti” del mercato del lavoro, della vita politica e del ‘decision-making’.
Per quanto riguarda la violenza contro le donne, si legge: "Nonostante la nota positiva per l’adozione della legge 11/2009 che introduce il crimine di stalking, il Comitato esprime la propria preoccupazione per l’alto numero di violenze perpetrate su donne e bambine, per la mancanza di dati sulle violenze contro immigrate, Rom e Sinti e per la persistenza di attitudini socio-culturali che “condonano” la violenza domestica. In particolare, stupisce e preoccupa l’alto numero di donne uccise da partner o ex-partner, indice del fallimento dell’autorità nel suo fondamentale compito di protezione delle donne.
Ecco perché il Comitato ONU chiede al Governo di presentare entro due anni un rapporto sulle misure intraprese contro stereotipi e violenza di genere e raccomanda al nostro paese di adottare tutte le misure legali, amministrative, politiche ed educative necessarie a ridurre tali stereotipi. In particolare, le Nazioni Unite chiedono che lo Stato intervenga sulle immagini sessiste divulgate dall’industria della pubblicità e dai media, nelle quali donne e uomini sono spesso raffigurati in modo stereotipato".
Rispetto al  mercato del lavoro, le cose non vanno meglio: "Il Comitato rileva la costante disparità di salario e di trattamento tra uomini e donne e le scarse misure introdotte dallo Stato per conciliare vita e lavoro. In particolare, colpisce l’alto numero di madri che abbandonano il posto di lavoro dopo la nascita del figlio e la bassissima fruizione da parte dei padri italiani del congedo parentale (solo il 10%). Per questi motivi, tra le raccomandazioni fatte al Governo, si chiede che vengano introdotte urgentemente misure che incrementino il numero di donne impiegate e che portino all’abolizione sostanziale della pratica dei 'dimissioni in bianco'.
Infine, il Comitato raccomanda di valorizzare e coinvolgere la società civile - e in particolare le associazioni di donne - nel cammino verso un’effettiva uguaglianza di genere nel nostro paese, attraverso consultazioni periodiche e trasparenti e la promozione di un dialogo costruttivo”. 

Il problema, a mio modo di vedere, non è tanto che ci facciamo brutta figura - e in effetti ne facciamo una pessima - ma che la brutta figura corrisponde alla realtà. Vederlo aiuta. Vederlo è necessario. Ma è solo un primo passo.

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