domenica 28 agosto 2011

IN NOME DI DIO


Quest’estate si è letta la notizia di una quindicenne che, trascinata in spiaggia da tre ragazzi nel corso della notte bianca a Fano, è stata da loro violentata a turno. Quando è riuscita a scappare, è stata accompagnata in ospedale, dove i medici hanno rilevato e confermato lesioni e segni di violenza sessuale, e i tre ragazzi sono stati riconosciuti e denunciati nel giro di poche ore.
Sebbene successivamente il Tribunale del riesame per i minorenni abbia revocato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dei tre ragazzi di Città di Castello (Perugia), l’intervento iniziale è evidentemente stato tempestivo ed efficace: questo è rassicurante, segno che le cose si muovono, che c’è una maggiore attenzione e competenza da parte delle istituzioni e di tutte le persone coinvolte. Beh, di quasi tutte.
Sul sito di FanoTv infatti, si riporta la conferenza stampa in cui don Giacomo Ruggeri, delegato del vescovo per la diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola, ha commentato la vicenda dichiarando: “La coincidenza con la solennità cristiana del Corpus Domini ci deve far riflettere sull’accelerata e pseudo-emancipazione che le ragazze di oggi hanno acquisito rispetto alle loro coetanee di alcuni anni fa” e sulla “sempre più accentuata esibizione del proprio corpo”, con un richiamo ai genitori a una maggiore attenzione “alle modalità di vestirsi” dei propri figli.

Ancora una volta quindi siamo alla colpevolizzazione delle vittima: le donne, le ragazze, le bambine evidentemente vengono stuprate perché sono emancipate (anzi, pseudo-emancipate) e perché si vestono in un certo modo. Insomma, ci dispiace, ma in fondo è colpa vostra che uscite di casa e non volete coprirvi dalla testa ai piedi. Che cos’altro potete aspettarvi?

Don Ruggeri ha aperto la conferenza stampa esprimendo “tutta la sua sofferenza e vergogna per l’atto di violenza” dei tre ragazzi. Avrebbe dovuto provare la stessa vergogna anche per il proprio.

Purtroppo non è nemmeno un caso isolato. Mercoledì scorso, è emersa la notizia che l’arcivescovo di Granada Javier Martínez in un sermone ha paragonato la legge sull’aborto appena passata al Parlamento spagnolo ai crimini di Hitler e soprattutto ha dichiarato: “Uccidere un bambino indifeso, per mano della sua stessa madre, dà agli uomini il diritto, senza limitazioni, di abusare del corpo della donna, perché se l'è voluta”.

Per fortuna già nel pomeriggio alcuni cittadini spagnoli hanno iniziato una protesta creando un gruppo in Facebook chiamato “Que la justicia actúe contra el arzobispo de Granada” (“Vogliamo che la giustizia intervenga contro l’arcivescovo di Granada”). Le dichiarazioni dell’arcivescovo in effetti invitano alla violenza, e quindi a infrangere la legge. Nel giro di pochissimi giorni si sono unite al gruppo 40.000 persone.

Se ti vuoi unire a loro, ecco il link: http://www.facebook.com/group.php?gid=268613790820

Ma non è finita qui. Della scorsa settimana è anche la notizia della bambina brasiliana di nove anni, stuprata regolarmente dal patrigno dall’età di 6 anni, rimasta incinta a seguito degli abusi subiti. Alla bambina sono stati somministrati medicinali per indurre un aborto farmaceutico. La reazione dell’arcivescovo? Scomunicare i medici che hanno eseguito l’intervento, naturalmente. "L'annuncio della chiesa è la difesa della vita e della famiglia”, spiega Gianfranco Grieco, capo ufficio del Pontificio Consiglio per la Famiglia, presieduto dal cardinale Ennio Antonelli: “Ognuno di noi deve porsi in un atteggiamento di grande rispetto della vita, anche di fronte a un dramma umano come la violenza di una bambina".

Purtroppo di rispetto in questi episodi se ne è visto ben poco…

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