In
occasione della morte dello scrittore americano Norman Mailer nel novembre del
2007, il sempre illuminato e illuminante Johann Hari ha scritto sull’Independent uno splendido e importante articolo (giovedì 15 novembre 2007) sulla
tendenza della nostra cultura a ignorare gli abusi sulle donne e a
sottovalutare la misoginia. Ora che ne cade l'anniversario, ne riporto alcuni stralci:
Scrive Hari: “Quando è che picchiare, violentare
e pugnalare una donna diventa accettabile? Quando è che va bene definire
“piagnucolose” “arraffone” e “stronze” le vittime di queste azioni? La risposta
è ovvia: mai. Eppure sembra che questa non sia la valutazione che facciamo
complessivamente come cultura. No: se l’uomo che picchia la moglie, o il violentatore
o l’assassino sa scrivere romanzi, dare un calcio a un pallone, creare canzoni
o presentarsi come politico progressista, trattiamo la loro misoginia come se
fosse irrilevante o, peggio, come un’affettazione da ragazzi in preda al
testosterone che consideriamo una prova di autenticità”.
L’articolo procede citando più esempi di personaggi
pubblici molto diversi tra loro che, nonostante il proprio comportamento e le
proprie dichiarazioni sessiste, sono considerati degli eroi del nostro tempo.
Mi soffermo nel proporvi gli stralci relativi a Mailer perché mi sono piaciuti
particolarmente e perché esprimono brillantemente quello che io stessa ho
pensato molto e molte volte e proposito di Mailer e di molti altri.
Scrive
Hari: “Negli ultimi sei giorni siamo stati saturati dai tributi alla grandezza di
Norman Mailer. Non solo del suo lavoro, ma della sua vita. È stato definito
“coraggioso”, “determinato a sperimentare la ricchezza della vita”,
“compassionevole”, “piacevole”. Si dice solo en passant che disprezzava violentemente le donne. Le ha definite
“Bestie basse e sciatte; dovrebbero essere rinchiuse in una gabbia”. Ha
militato contro tutto ciò che dà alle donne il controllo della loro vita,
compreso il controllo delle nascite, perché diceva che voleva mantenere il
“brivido” che deriva dal sapere che la donna con cui stava facendo sesso
sarebbe potuta poi morire dando alla luce un bambino. Diceva che le femministe
vogliono “distruggere gli uomini” e ha scritto un libro bizzarro di 500 pagine
(“Il prigioniero del sesso”) per darne “prova”.
Ha agito sulla scorta del suo odio. Picchiava la sua
giovane moglie, Adele, dandole pugni sullo stomaco mentre era incinta di sei
mesi e forzandola a fare sesso di gruppo con i suoi amici. Una notte, nel corso
di un party, ha preso un coltello e la ha pugnalata. Le ha attraversato il
petto mancando il cuore di poco. Poi la ha pugnalata alle spalle. Mentre era lì
distesa in preda all’emorragia, un uomo si è avvicinato per aiutarla. Lui ha
risposto seccato: “Vattene. Lascia che la stronza muoia”.
Adele non si è mai realmente ripresa. Ha sviluppato
una pleurite e ha cominciato a produrre catarro nero più volte al giorno. Era
troppo spaventata per denunciarlo. È diventata alcolista e povera, e non è più
stata in grado di dare fiducia a un uomo. Quando, anni dopo, ha raccontato la
sua storia nel libro The Last Party [Da noi in Italia ovviamente non è mai arrivato.Che sorpresa!], le
recensioni la hanno cassata. Le hanno dato della “piagnucolosa”, “stridula” e
“nauseabonda”. Implicitamente si diceva: come si permette questa stronzetta
altezzosa di lamentarsi della Nostra Icona? Alcuni pare credano anche che
pugnalarla abbia reso Mailer uno scrittore migliore – come se valesse la pena
sacrificare una donna sull’altare del “genio”, come se fosse “villano” da parte
di lei continuare a parlare.
(Ovviamente ritengo che l’opera di un artista debba
essere valutata del tutto separatamente dalla sua vita peronale. Se domani
scoprissimo che Shakespeare era un molestatore di bambini, King Lear sarebbe
comunque un capolavoro. Ma la misoginia di Mailer infesta il suo lavoro. Come
evidenziato dalla scrittrice femminista Kate Millett, il suo romanzo del 1965 “Un sogno americano” è una prova su come uccidere
tua moglie e vivere per sempre felice e contento”. È rivelatorio che nel suo
unico libro realmente bello – “Il nudo e il morto” – non ci siano personaggi
femminili).
Se Norman Mailer avesse detto che bisognerebbe mettere
i neri in gabbia, se avesse detto che il movimento per i diritti civili voleva
“distruggere i bianchi”, se avesse accoltellato un nero in una furia razzista,
la prima riga di tutti i necrologi lo avrebbe riportato. E quindi perché questo
odio verso le donne e preso meno sul serio?”
L’articolo si chiude con questi interrogativi: “Perché
facciamo finta di non vedere i corpi pieni di lividi di così tante donne?
Questa cecità collettiva non riguarda solo il modo in cui vengono riportate le
notizie; informa anche la nostra vita politica. Immaginate se in Inghilterra [o in Italia se è per questo, dico io]
centinaia di migliaia di uomini venissero costretti a terra in stanze
d’albergo, nei soggiorni, in vicoli bui e venissero analmente violentati dai
loro “amici” o da conoscenti, e immaginate che nessuno venisse praticamente mai
punito. Sarebbe uno dei temi di maggiore discussione della politica inglese.
Però in realtà questo succede alle donne e quindi è un problema di terza
classe, tirato fuori una volta ogni dieci anni.
L’alzata di spalle con cui reagiamo alle pugnalate e
agli stupri perpetrati con così tanto entusiasmo da alcuni uomini ci ricorda
che non bastano pochi decenni di progresso per eliminare millenni di misoginia.
Sotto la superficie cortesemente femminilizzata, giace l’atavica e dormiente
credenza che la violenza contro donne come Adele Mailer […] non conti. “Lascia
che la stronza muoia”, ha ringhiato Mailer, come le mani sporche di sangue – e
ciononostante lo applaudiamo mentre va alla tomba”.
Per chi volesse ascoltare il suo podcast gratuito, lo
consiglio perché è sempre estremamente interessante e ben presentato. Ecco il
link: http://www.independent.co.uk/opinion/commentators/johann-hari/the-johann-hari-podcast-2238368.html
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