domenica 20 novembre 2011

LA PILLOLA DEI 5 GIORNI DOPO


Questo mese è uscito un interessantissimo articolo per Daily wired firmato da Martina Saporiti. Lo riporto integralmente perché è davvero ben fatto e la notizia merita che se ne parli il più possibile:
“Già dai primi mesi del prossimo anno, nelle farmacie italiane potrebbe essere in vendita il farmaco ellaOne, meglio conosciuto come pillola dei 5 giorni dopo. La Commissione Tecnico-Scientifica dell’ Agenzia italiana del farmaco (Aifa), infatti, avrebbe dato il via libera alla commercializzazione e ora si aspetterebbe solo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale - così conferma l'azienda produttrice, Hra Pharma. Il nuovo farmaco rientrerebbe nella fascia C, cioè a carico del cittadino, ma necessiterebbe di prescrizione medica. Inoltre, i medici e le strutture sanitarie potranno prescriverlo solo dopo essersi accertati che la donna non è in gravidanza con un test del sangue.

L’iter burocratico di ellaOne è iniziato lo scorso giugno con l’approvazione del farmaco da parte del Consiglio superiore di sanità (Css). Il Css lo ha giudicato un contraccettivo d’emergenza e non un abortivo, allineandosi al parere espresso dai paesi europei ed extraeuropei in cui la pillola dei 5 giorni dopo è già in commercio. Le donne, infatti, possono già acquistare ellaOne in quasi tutte le nazioni europee e negli Stati Uniti dove, contrariamente all’Italia, non c'è il limite della prescrizione.

Ma come funziona il nuovo farmaco? Quali le differenze con la pillola del giorno dopo e la RU-486? Il principio attivo di ellaOne è l’ ulipristal, appartenente alla categoria degli anti-progestinici: molecole che contrastano l’azione del progesterone, l’ormone indispensabile per creare le condizioni adatte alla fecondazione della cellula uovo e al suo annidamento nell’utero. Se viene assunta entro 5 giorni dal rapporto, la pillola ritarda l’ ovulazione in modo da prevenire la fecondazione della cellula uovo. Se invece l’ovulazione è già avvenuta, poiché l’anti-progestinico ha un effetto prolungato (120 ore), può prevenire anche l’annidamento sulla mucosa uterina di un ovulo già fecondato. L’efficacia dell’ulipristal è stata dimostrata in uno studio pubblicato sul Journal of Obstetrics and Ginecologics, che riporta una percentuale di successo vicina al 98%.

Rispetto alla pillola del giorno dopo, che continueremo a trovare in commercio (per assumerla non serve test di gravidanza) e il cui principio attivo è il levonorgestrel (un progestinico che agisce bloccando l’ovulazione), ellaOne ha un’efficacia più prolungata. La pillola del giorno dopo, infatti, deve essere assunta entro 72 ore dal rapporto (3 giorni) e ha un effetto che copre un arco di sole 24 ore. In entrambi i casi, tuttavia, l’azione dei farmaci non ha nulla a che vedere con la RU-486, che deve invece essere considerata una vera e propria pillola abortiva. Il suo principio attivo, a base dell’anti-progestinico mifepristone, agisce a gravidanza già iniziata: inibisce lo sviluppo embrionale causandone il distacco dalla mucosa uterina.

Dovrebbe essere chiaro, quindi, che la pillola dei 5 giorni dopo non è un farmaco abortivoIn effetti, il Css ha riconosciuto che la pillola è un contraccettivo d’emergenza. Eppure, quando dice che la prescrizione di ellaOne è possibile solo dopo un test di gravidanza che accerti che la donna non sia incinta, sembra contraddirsi. Ecco perché i medici alzano la voce. L’85% dei ginecologi, infatti, si dice contrario al test. “ Anche se hanno principi attivi appartenenti alla stessa categoria molecolare, la pillola dei 5 giorni dopo non agisce come la Ru-486 – spiega Nicola Surico, presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricianon è un farmaco abortivo, questo deve essere assolutamente chiaro". " Non si capisce allora il perché della richiesta di un test di gravidanza ematico", continua Surico: " che, oltre a essere un esame invasivo per la donna, può impedirle di assumere il farmaco. Questo tipo di test, infatti, deve essere prescritto da un medico ed eseguito in ospedale, che può dare i risultati anche due, tre giorni dopo le analisi. Ma in questo modo, è evidente, la donna non ha più il tempo utile per prendere il farmaco”.

C’è poi chi è amareggiato per il ritardo dell’Italia all’utilizzo della nuova pillola. “ Resta l’amara considerazione sui tempi con cui l’Italia percorre il cammino dell’introduzione di farmaci ampiamente usati in altri Paesi da anni – afferma la ginecologa Mirella Parachini, membro di direzione dell’Associazione Coscioni e vice-presidente della Fiapacquesto è quello che succede quando ai criteri scientifici si preferiscono quelli ideologici, privi di evidenze e di fondamenti, in barba al contributo che le nuove scoperte hanno sulla salute sessuale e riproduttiva delle donne italiane”.

Fonte Daily wired, 11 novembre 2011

Nessun commento:

Posta un commento