Stamattina stavo prendendo il caffè con un paio di colleghi, un uomo e una donna. La donna, single, si lamentava del fatto che i colleghi e le colleghe dell’altro ufficio in cui lavora caricavano regolarmente lei delle incombenze di lavoro fuori orario, “perché tanto tu non hai famiglia”. Sono sempre molto irritata da questo atteggiamento, perché implicitamente sta a indicare che i soli impegni degni di rispetto siano quelli di una moglie e soprattutto di una madre. Da quando in qua non avere famiglia significa non avere una vita? Direi piuttosto che, ricadendo tutti gli impegni sulle spalle di un’unica persona, il sovraccarico di impegni sia anche maggiore per chi non può contare sull’appoggio dei familiari (il marito, ma anche il figlio, dopo una certa età). Invece, i figli diventano sempre più la scusa per non fare ciò che scoccia fare, perché a nessuno fa piacere fare ripetutamente straordinari, specie se non ricompensati adeguatamente. Non che questo malcostume si limiti all’area professionale. Non voglio andare a una cena? Mi spiace, mio figlio ha il raffreddore...
Sarebbe già abbastanza fastidioso così, ma spesso a questo si aggiunge lo sguardo di pietosa commiserazione che ti lanciano quando nel discorrere emerge che non hai figli. Il tentativo di spiegare che non si sono fatti figli per scelta viene immancabilmente interpretato come un caso di uva troppo acerba, oppure ci si sente dire cose del tipo: “Trovo che non ci sia niente di più triste di una donna che non vuole dei figli”. A me è stato detto, ed è stato detto da un’altra donna, che peraltro di solito appezzo.
Ma non è finita qui. Per tornare a stamattina, il collega maschio mi guarda, sorride e nota che mi infastidisco sempre molto per questo genere di cose. Gli rispondo che la gente tende a offendersi quando la sua dignità viene offesa, al che mi dice: “Non dovresti prenderla, è solo un modo comune di dire, non vuole insultare specificatamente te”. Appunto. È un modo di dire, un modo di pensare, un modo di fare che insulta, offende, sminuisce tutte le donne che hanno scelto di non avere figli (o non ci sono riuscite). E, a ben vedere, offende anche le mamme, che oltre a essere tali sono anche molte altre cose, ma spesso finiscono per farsi scudo della propria prole per legittimare anche solo uno spazio auto-determinato, che qualunque estraneo non si senta in diritto di colonizzare al loro posto. Il terreno non dedicato alla maternità è terra di nessuno? No, è mio.
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