Ieri, giorno di Pasquetta, sono andata a un pic-nic con alcune care amiche che frequento con grande affetto da moltissimi anni: non moltissime, giusto un manipolo affiatato che si ritrova insieme meno spesso di quanto vorrebbe, complici gli impegni familiari, lavorativi, sociali. Abbiamo mangiato un po’ di tutto, sedute comodamente su un plaid in un magnifico parco, in una giornata che sembrava fatta apposta per godersela sotto l’ombra degli alberi verdissimi, splendidi.
A un certo punto, il marito di una di noi si è allontanato per qualche minuto per portare la figlia a fare un riposino a casa dei suoceri. Al suo ritorno, nel vederci piacevolmente coinvolte nelle chiacchiere e negli aggiornamenti reciproci, si è accostato facendo il verso della gallina, che ai suoi occhi rappresentava noi e il nostro chiacchiericcio.
Non so mai come rispondere (e se rispondere) a questo tipo di insulti, che ti aggrediscono senza preavviso, mentre sei tra amici, e non fai nulla di particolare se non goderti la reciproca compagnia. È in fondo un attacco a te come donna in quanto tale, alla tua essenza, più che a quello che stai facendo (una chiacchiera tra amiche molto neutra, senza gossip, senza alcun tipo di malizia – e specificarlo forse è già un po’ sessista da parte mia). Se gli uomini parlassero più delle donne, si ricorderebbe costantemente che in fondo la parola è la facoltà che più marcatamente ci distingue dagli altri animali, e che più accompagna le forme di pensiero e di socializzazione più alte e complesse; ma è un’attività considerata prevalentemente femminile, e quindi valutata come vacua, fastidiosa, stupida, biasimevole.
Sono ferite per me particolarmente dolorose perché trasudano di pregiudizi impliciti, striscianti, insidiosi (e la mia preoccupazione va fortemente alla piccola figlia, cui già viene rimproverato molto del suo semplice essere bimba, come se fosse un difetto in sé). Perché insultare così tua moglie e le persone che le vogliono bene? Perché utilizzare il piacere della reciproca compagnia per umiliarci e considerarci alla stregua di galline? Alzi la mano chi tra le donne non ha mai fatto un’esperienza uguale o simile a questa, più e più volte.
Che fare? Lasciar correre o rispondere?
Si, mi sono già capitati episodi simili... per timidezza, imbarazzo o per educazione non ho mai risposto, ma ho deciso che in futuro lo farò, sono abbastanza stufa di essere trattata come un essere senza cervello, quando quella senza cervello è la gente maleducata che ci prende per i fondelli.
RispondiEliminaps: carino il tuo blog, lo seguirò! :)
Grazie mille Serena! Ho visitato anch'io con grande piacere il tuo blog e ho avuto modo di apprezzarlo. Anzi, lo segnalo qui sotto e lo consilio a chi legge il mio:
RispondiEliminahttp://pensieridiserena.blogspot.com/
Penso tu abbia ragione: rispondere è importante per creare una cultura di maggiore rispetto reciproco...
Grazie del commento e del supporto!