domenica 18 settembre 2011

GLORIA A GLORIA STEINEM

Gloria Steinem è una giornalista americana che ha rappresentato una delle voci più significative dell’attivismo a favore dei diritti delle donne a partire dagli anni ’60, ed è la portavoce del Movimento per la liberazione delle donne della seconda ondata femminista.
La rete televisiva HBO quest'estate ha mandato in onda il documentario di Peter KunhardtGloria: In Her Own Words” (“Gloria: in parole sue”), che spero prima o poi arrivi anche in Italia perché si tratta di una figura fondamentale che vorrei che gli italiani conoscessero di più. In attesa, ecco come lo commenta Sheryl Sandberg, amministratrice delegata di Facebook, in un articolo che ho apprezzato moltissimo e che riporto qui in traduzione.
“Guardare l’affascinante nuovo documentario della HBO “Gloria: in her own words” mi ha travolta. Non che ignorassi la storia di Gloria. La conoscevo. Solo che, nel vederla evolvere da giornalista costretta a parlare delle fantasie stampate sui collant ad attivista per l’uguaglianza delle donne, sono stata colpita più volte da una consapevolezza: la mia vita è migliore grazie a Gloria Steinem.
Questa riflessione potrebbe non fare piacere a Gloria, che nel film spiega chiaramente che non vuole ringraziamenti. Cita addirittura un’altra icona femminista, Susan B. Anthony, che ha dichiarato: “Il nostro lavoro non è fare in modo che le donne ci siano grate. È fare in modo che siano ingrate, così che continuino a lottare”.
In massima parte ci è riuscita. Io e molte donne della mia generazione diamo per scontate molte delle opportunità per cui Gloria e molte donne della sua generazione hanno dovuto combattere. Nell’entrare nella forza lavoro come giornalista a metà degli anni ’50, Gloria descrive un contesto dove “non esisteva il termine ‘molestia sessuale’. Allora la si chiamava ’vita’”.
Il movimento moderno per la liberazione delle donne che Gloria ha scatenato ha lottato per l’uguaglianza dei diritti e per un trattamento equo, per i diritti riproduttivi, per il controllo del proprio corpo e per un rispetto di base. Ha anche lavorato senza sosta per estendere lo stesso supporto ad altri che ne avevano bisogno, come la comunità gay e le minoranze di ogni tipo nel mondo. Poiché si considerava più una divulgatrice che una crociata, nel luglio del 1972 ha fondato Ms. Magazine, per amplificare la propria voce. È stata – ed è tuttora – una voce per la giustizia e la ragione che si distingue da molte altre femministe per la sua connaturata calma tipica del Midwest e per il suo disarmante senso dell’umorismo. Una delle cose che ho apprezzato di più nel documentario è stato il pezzo in cui Gloria rideva e cantava. Nonostante tutta l’ostilità, gli insulti, e finanche la crudeltà che ha dovuto sopportare, ha anche trovato un grande successo, grandi amicizie, grandi amori e grande gioia.
È quella gioia che permea il documentario – una celebrazione di una donna intelligente, determinata, calda, onesta, divertente, sexy e cool. A 77 anni, Gloria rimane così, ed è anche modesta. In una sessione di domande e risposte dopo la proiezione del documentario, ha ribadito: “Se fossi stata investita da un camion, il movimento per le donne sarebbe esistito comunque”. Non sono sicura che abbia ragione, ma è senz’altro una cosa elegante e generosa da dire.
Quindi, guardate il film, brindate ai trionfi di Gloria e lasciatevi ispirare. Perché la lotta non è finita, e Gloria non si guarda indietro. “L’importante è andare avanti”, dice. “Non siamo nemmeno vicini a dove dovremmo essere”.
È vero. Non abbiamo ancora raggiunto l’obiettivo di una reale uguaglianza delle donne nel posto di lavoro e degli uomini a casa. Le donne continuano ad avere bisogno di protezione non solo globalmente, dove molte donne mancano di qualunque diritto umano e civile, ma anche qui da noi, dove oltraggiosamente il luogo più pericoloso per una donna è la propria casa. Gli USA sono al settantesimo posto rispetto al numero di donne elette nella nostra legislatura, e in 44 anni il divario dela busta paga tra uomini e donne si è ridotto solo di 19 centesimi. [Non oso pensare che cosa direbbe se fosse qui in Italia…] Possiamo e dobbiamo fare di meglio.
E come si fa andare avanti? Nel documentario, Gloria dà questo consiglio dalle giovani donne: “Ascoltate la vostra voce interiore e seguitela”, dice. E aggiunge: “La cosa principale non è che sappiano chi sono io, ma che sappiano chi sono loro stesse”.
Seguiamo il suo consiglio e proseguiamo con la stessa determinazione e anche con lo stesso senso dell’umorismo. E ritagliamoci anche un momento – solo un momento – per ringraziarla. Perché che le piaccia o no, le siamo molto grate”.
Fonte: http://www.huffingtonpost.com/sheryl-sandberg/gloria-steinem-documentary-sheryl-sandberg_b_923424.html

Di seguito condivido l'intervista alla Steinem di Stephen Colbert.

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