A maggio 2011 ci sarà l’inaugurazione della notevole mostra “The great wall of vagina” (“Il grande muro della vagina”) al Brighton Festival Fringe. L’artista, Jamie McCartney, ha realizzato circa 400 calchi tratti dal vivo, sculture e bassorilievi di vagine, che ha esposto in dieci pannelli. L’autore spiega che “la fascia d’età delle donne è dai 18 ai 76 anni. Le vagine rappresentate appartengono a madri e figlie, sorelle gemelle, transgender, donne gravide e neo mamme”. Ci sono vergini, porno star, donne con piercing elaborati, … “Ho trascorso 5 anni alla ricerca di vittime di mutilazioni genitali disposte a essere incluse, purtroppo senza successo”, aggiunge.
Qualcuno qui in Italia (es. La Voce, Gexplorer, …) ha commentato che “inaspettatamente i visitatori più comuni non sono solo giovani uomini arrapati ma anche e soprattutto tante donne incuriosite e affascinate”. Un commento importante, che mette in luce proprio uno dei motivi per cui una mostra come questa si rende necessaria. Ciò che esprime infatti è l’abitudine a considerare gli organi sessuali femminili solo come oggetto del desiderio maschile. Come già evidenziato da Eve Ensler nel suo celebre “I monologhi della vagina”, la letteratura e l’immaginario collettivo propone una serie ricca e variegata di rappresentazioni del pene in contesti e con valenze e sfumature diverse. Non è così per la vagina, a cui si tende a dare spazio, legittimità e valore quasi esclusivamente in funzione del piacere maschile, come puro oggetto di desiderio dell’uomo, mai come soggetto. D’altra parte, lo stesso termine, vagina, nasce in riferimento alla guaina in cuoio della spada o del pugnale, e quindi in marcata relazione alla penetrazione.
L’obiettivo di questa esposizione è invece di denunciare e riflettere sul senso di insicurezza, ansia e inadeguatezza di cui soffrono molte donne rispetto ai propri genitali, che sono spesso poco conosciuti dalle donne stesse, velati da un mistero di indicibilità, di oscurità, di tabù. La cultura contemporanea infatti coniuga al contempo l’inibizione dell’esplorazione da parte della donna dei propri organi genitali con l’imposizione di una visione omogenea di come dovrebbe essere la donna perfetta (agli occhi e per il desiderio dell’uomo), con genitali “perfetti”, dove la diversità è difetto, la conoscenza è azzardo, e l’angoscia della propria insicurezza non ha opportunità di confronto o di riscontro.
La mostra è insomma un exposé della enorme varietà dell’essere umano, dell’essere donna, in cui donne e uomini avranno l’opportunità di modificare i propri pregiudizi su come può essere fatta la vagina, “rendendola ‘pubblica’ in modo da ristabilire l’equilibrio tra imbarazzo e consapevolezza”.
The Great Wall of Vagina : Trailer from James Lane on Vimeo.
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